l'economia solidale
Società Mutuo Soccorso
Le Società Operaie di Mutuo Soccorso (SOMS) sono associazioni nate a metà del XIX sec.
Ottengono un riconoscimento legislativo con la legge del 15 aprile 1886 n°3818, la quale individua come scopo principale per tali enti quello di assicurare ai propri associati un sussidio in caso di malattia, impossibilità al lavoro o vecchiaia e venire in aiuto alle famiglie dei soci defunti (art.1).
Queste associazioni aiutano i propri soci attingendo ad un apposito fondo creato attraverso la periodica raccolta delle quote associative degli aderenti.
Oltre agli scopi enunciati dall'art.1 le SOMS, soprattutto nei primi anni, rappresentarono un valido aiuto per gli operai nell'organizzazione di una prima struttura interna e costituirono un importante nucleo di aggregazione nel quale i lavoratori poterono maturare una coscienza associativa, sindacale e politica.
Transition Town
Le città di transizione (o Transition Towns) fanno parte di un movimento culturale nato in Irlanda nel 2005 a Kinsale ad opera di Rob Hopkins e degli studenti del Kinsale Further Education College. Fondano le loro basi ideologiche sui concetti di sostenibilità, ambientalismo, economia, agricoltura sostenibile e fonti energetiche altrenative.
Il progetto originario è nato in modo del tutto casuale, quando l'insegnante di permacoltura (sistema di agricoltura sostenibile) del Kinsale Further Education College, Rob Hopkins, ideò insieme ai suoi studenti il "Kinsale Energy Descent Plan", un progetto strategico che si poneva l'obiettivo di indicare come la piccola cittadina di Kinsale avrebbe dovuto riorganizzare la propria esistenza in un mondo in cui il petrolio non fosse più stato economicamente accessibile per via del prezzo elevato e il riscaldamento globale avesse condizionato irreversibilmente l'ecosistema terrestre.
Vivere senza denaro
Comprare la verdura riparando una bicicletta, fare la raccolta differenziata e ricevere biglietti del bus. Si moltiplicano, soprattutto in America Latina, le esperienze di economie senza moneta, basate non sul baratto, ma sullo scambio reciproco di servizi. Con un messaggio: non solo i soldi fan girare il mondo.
Parrebbe il sogno di un nostalgico visionario. Eppure superare l'uso della moneta può essere un enorme passo avanti, perché permette a molte realtà di tornare competitive. Il trucco? Sostituire i soldi con la fiducia e la solidarietà. Molte ong ci stanno lavorando, sviluppando da alcuni anni progetti in America Latina che si basano proprio sulle economie senza denaro.
Nello stato di Oaxaca, in Messico, ad esempio, sotto la spinta dell'ong Promocion desarrollo popular, nel 1994 sono nati i Tianguis Tlaloc, sistemi di scambio locali che sono diventati strumenti per la diminuzione della povertà e hanno convinto il governo centrale a promuoverli in tutto il paese. I servizi sono scambiati usando un'unità chiamata Tlaloc, che rappresenta un'ora di lavoro sociale e corrisponde a 30 pesos (circa 3 euro). Ma si organizzano anche fiere per far incontrare produttori e consumatori, all'insegna di valori culturali ed ecologici, come tradizioni spirituali, arte, musica, salute.
Vandana Shiva
Attivista e ambientalista indiana, è considerata la massima teorica di una nuova disciplina: l'ecologia sociale.
Messa da parte la fisica quantistica, materia in cui è laureata negli USA, e tornata in India si dedica alla difesa dell'ambiente dopo aver osservato le terribili conseguenze ambientali e sociali dei programmi di sviluppo finanziati dalla Banca Mondiale: la costruzione di una grande diga sull'Himalaya aveva trasformato il paesaggio verde e ricco d'acqua in un groviglio di strade, bidonville, inquinamento e miseria, sia economica che umana.
Nel 1982 ha fondato nella sua città natale il Centro per la Scienza, Tecnologia e Politica delle Risorse Naturali, un istituto indipendente che cerca di affrontare i principali problemi dell'ecologia sociale in collaborazione con le comunità locali ed i movimenti sociali.
Vandana Shiva fa parte del movimento di donne asiatiche, africane e sudamericane di opposizione alle politiche di aiuto delle istituzioni internazionali e propone vie di sviluppo alternative alla logica di mercato, in armonia con le realtà locali. L'aspetto femminile è un elemento fondamentale del lavoro di questa studiosa che ritroviamo nella sua opera più importante e popolare, Terra Madre. Sopravvivere allo sviluppo, nella quale sottolinea l'importanza del “principio femminile” della natura come produttrice di vita e affronta diversi aspetti della globalizzazione così come la conosciamo, proponendo uno sviluppo che tenga in considerazione le tradizioni e la cultura indiani.
Gandhi
Mohandas Karamchard Gandhi, detto il Mahatma (in sanscrito significa Grande Anima, soprannome datogli dal poeta indiano R. Tagore), è il fondatore della nonviolenza e padre dell'indipendenza indiana.
La vita
Nacque il 2 ottobre 1869 a Portbandar in India, studiò giurisprudenza a Londra ed esercitò la professione per un breve periodo a Bombay. Proveniva da una famiglia benestante: il suo cognome significa “droghiere”, ma le ultime generazioni ricoprirono ruoli istituzionali di alto livello (il padre fu primo ministro del principe Rajkot).
Nel 1893 si trasferì in Sudafrica per lavorare come consulente legale di una compagnia indiana e vi restò per più di vent'anni. Durante questo lungo periodo entrò in contatto con la dura realtà di segregazione nella quale vivevano i suoi connazionali e lui stesso fu oggetto di discriminazione da parte delle autorità britanniche; questa presa di coscienza lo spinse alla lotta politica per il riconoscimento dei diritti dei propri connazionali. Fu in questa occasione che elaborò una tipologia di lotta basata sulla resistenza nonviolenta (Satyagraha), sulla non-collaborazione radicale col governo britannico come strumento di pressione di massa. In seguito alle ribellioni pacifiche la comunità indiana in Sudafrica ottenne importanti risultati: furono eliminate numerose leggi discriminatorie nei confronti dei lavoratori indiani, fu riconosciuta la parità dei diritti ai nuovi immigrati e la validità dei matrimoni religiosi.
Autogestione delle fabbriche
L'autogestione delle fabbriche rappresenta un esempio di economia sociale, solidale, popolare ed alternativa. In particolare dà l'opportunità di creare alleanze politiche e sociali, che si costituiscono attorno alle occupazioni.
Il modello Argentino
Esempi di autogestione delle fabbriche si hanno dall'Argentina: molti operai a rischio di perdere il lavoro a seguito dei fallimenti di tante imprese durante la crisi del 2001 (causati da un eccesso di speculazione e dai troppi debiti), si sono impossessati delle fabbriche in cui avevano lavorato e le hanno rimesse in funzione. Gli operai sono stati costretti a questa manovra dall'inattività degli imprenditori che erano pronti, invece, a chiudere le fabbriche.
Ci sono stati gli inevitabili problemi iniziali: oltre alle retate dei poliziotti c'era il problema della mancanza di materie prime e, in molti casi, anche dei macchinari, che erano stati portati via dagli imprenditori. Gli operai, rimasti in pochi, hanno dovuto lavorare anche 12 ore al giorno per consentire la ripresa e il mantenimento dei cicli produttivi delle fabbriche e hanno dovuto chiedere dilazioni di pagamento ai fornitori ed anticipi ai clienti.
Tuttavia, questa presa di posizione ha portato infine a buoni risultati: le aziende (non solo imprese manifatturiere ma anche supermercati, fabbriche di autobus, cliniche...) sono state riavviate ed i beni sono stati reinseriti nei canali di distribuzione.
Rete Lilliput
La rete Lilliput nasce nel 1999 con l'obiettivo principale di mettere in collegamento e far interagire tutte le piccole realtà locali italiane che operano contro le diseguaglianze nel mondo. Deriva dalla considerazione che le numerose associazioni e i gruppi sono ricchi di creatività e partecipazione, ma sono poco visibili e hanno poca incisività. Si basa su un Manifesto di intenti elaborato dal “Tavolo delle Campagne”, un gruppo di coordinamento formato dalle principali associazioni e campagne nazionali di stampo sociale. Come dice il nome stesso, la rete si propone di mettere in atto una strategia “lillipuziana” con la quale legare il gigante del liberismo selvaggio attraverso numerose piccole azioni concrete.
Si tratta di una rete laica, composta da persone, nodi, organizzazioni e reti collegati e coordinati che perseguono il cambiamento delle regole che governano le istituzioni finanziarie e il commercio internazionale; propongono il cambiamento dei comportamenti e degli stili di vita, un modello diverso di gestione integrata del territorio, delle risorse naturali e dei beni comuni basato sulla partecipazione, la consapevolezza dei limiti delle risorse e sulla riduzione dell'impronta ecologica; si impegnano per un'economia di giustizia e solidarietà, per una politica di disarmo, per un modello di difesa popolare non violenta e per la gestione non violenta dei conflitti, per il recupero della solidarietà sociale e per l'interazione paritetica delle culture.
Copyleft
Il Copyleft tutela la libera circolazione di informazioni. In principio nacque per salvaguardare la liberalizzazione del software, ma in seguito venne esteso ad altri campi come ad esempio l'editoria, grazie allo sviluppo di numerose licenze basate sui principi in esso racchiusi.
Simbolo ufficiale del Copyleft
L'espressione inglese copyleft è un gioco di parole su copyright in cui la seconda parola del composto, "right" (destra) è scambiata con "left" (sinistra). Individua un modello di gestione dei diritti d'autore basato su un sistema di licenze attraverso le quali l'autore (in quanto detentore originario dei diritti sull'opera) indica ai fruitori dell'opera che essa può essere utilizzata, diffusa e spesso anche modificata liberamente, pur nel rispetto di alcune condizioni essenziali. Nella versione pura e originaria del copyleft (cioè quella riferita all'ambito informatico) la condizione principale obbliga i fruitori dell'opera, nel caso vogliano distribuire l'opera modificata, a farlo sotto lo stesso regime giuridico (e generalmente sotto la stessa licenza). In questo modo, il regime di copyleft e tutto l'insieme di libertà da esso derivanti sono sempre garantiti.
Sbilanciamoci!
Dal 1999, 47 organizzazioni della società civile si sono unite nella campagna Sbilanciamoci! per impegnarsi a favore di un’economia di giustizia e di un nuovo modello di sviluppo fondato sui diritti, l’ambiente, la pace. La campagna Sbilanciamoci! propone ed organizza ogni anno attività di denuncia, di sensibilizzazione, di pressione, di animazione politica e culturale affinché la politica, l’economia e la società si indirizzino verso la realizzazione dei principi della solidarietà, dell’eguaglianza, della sostenibilità, della pace. La campagna parte dal presupposto che è necessario cambiare radicalmente la prospettiva delle politiche pubbliche rovesciando le priorità economiche e sociali, per rimettere al centro i diritti delle persone, di un mondo più solidale e la salvaguardia dell’ambiente anziché le esigenze dell’economia di mercato fondata su privilegi, sprechi, diseguaglianze. Nei suoi 10 anni di attività, la campagna ha elaborato strumenti di ricerca, analisi critica e proposta che sono parte essenziale della sua attività di informazione, pressione politica e mobilitazione.
La campagna si articola su quattro temi principali: la contro-finanziaria, il quars, la cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale, la contro-Cernobbio.
G.A.S. e Distretti di Economia Solidale
Un Gruppo di Acquisto Solidale (G.A.S.) è un insieme di persone che decidono di incontrarsi per acquistare all’ingrosso prodotti alimentari o di uso comune da ridistribuire tra loro, non solo per motivi di risparmio, ma anche in un'ottica di solidarietà. Il GAS, infatti, contatta solo quei fornitori che garantiscono con il loro metodo produttivo alcuni principi, come ad esempio il rispetto dell'ambiente o adeguate politiche sociali. Vengono fatte diverse valutazioni: quanto del costo finale del prodotto serve a pagare il lavoro e quanto invece la pubblicità e la distribuzione, qual è l'impatto sull'ambiente in termini di inquinamento, imballaggio e trasporto.
Il primo GAS italiano nasce a Fidenza nel 1994; successivamente l'esperienza si allarga a Reggio Emilia e poi raggiunge molti altri territori. I GAS propongono quindi un consumo critico e responsabile e, attraverso la loro azione, si oppongono al modello di consumo attuale.