Le città di transizione (o Transition Towns) fanno parte di un movimento culturale nato in Irlanda nel 2005 a Kinsale ad opera di Rob Hopkins e degli studenti del Kinsale Further Education College. Fondano le loro basi ideologiche sui concetti di sostenibilità, ambientalismo, economia, agricoltura sostenibile e fonti energetiche altrenative.

Il progetto originario è nato in modo del tutto casuale, quando l'insegnante di permacoltura (sistema di agricoltura sostenibile) del Kinsale Further Education College, Rob Hopkins, ideò insieme ai suoi studenti il "Kinsale Energy Descent Plan", un progetto strategico che si poneva l'obiettivo di indicare come la piccola cittadina di Kinsale avrebbe dovuto riorganizzare la propria esistenza in un mondo in cui il petrolio non fosse più stato economicamente accessibile per via del prezzo elevato e il riscaldamento globale avesse condizionato irreversibilmente l'ecosistema terrestre. 

Quella che doveva essere una semplice esercitazione scolastica si rivelò invece l'inizio di un grande progetto, oggi diffuso e adottato in diverse parti del mondo.

La transizione della quale parla il movimento consiste nel traghettare la nostra società industrializzata, profondamente basata sul petrolio e sul sistema di consumo, verso un modello di sviluppo sostenibile, indipendente dal petrolio e maggiormente resiliente (resilienza= capacità di un sistema naturale, fisico, biologico, sociale di adattarsi e reagire a cambiamenti di qualsiasi natura).

Il picco del petrolio e il riscaldamento globale irreversibile, essendo ormai fenomeni comprovati e purtoppo inevitabili, necessitano di una risposta concreta ed immediata per non essere colti impreparati nel momento in cui questi si esprimeranno con tutto il loro potenziale.

È necessario quindi un processo di trasformazione radicale degli usi e degli stili di vita, che miri alla decrescita energetica, all'uso di energie alternative, al risparmio delle risorse e nella valorizzazione delle potenzialità dei contesti locali.

Le fasi preliminari per l'avvio di un processo di transizione sono:

istituzione di un gruppo di guida del progetto

piena consapevolezza da parte dei partecipanti delle modalità e delle tempistiche di realizzazione

creazione di una rete tra la comunità e le diverse realtà sociali interessate, attive sul territorio

organizzazione di attività di promozione al fine di allargare la base sociale e la conoscenza delle iniziative

istituzione di gruppi locali di lavoro per occuparsi degli aspetti più specifici del progetto

attività di formazione all'interno della comunità da parte degli stessi cittadini (soprattutto più anziani) al fine di recuperare le competenze perdute con l'avvento della società del consumo: riparazioni, cucina, giardinaggio, costruzione con materiali naturali ecc.

Creazione di un solido collegamento con le istituzioni locali di riferimento

Infine, sviluppo di un "Piano d'Azione per la Decrescita Energetica" (PADE) :

analisi e quantificazione delle risorse locali necessarie disponibili, sia reali che potenziali

pianificazione del progetto in base alle analisi e alle previsioni degli esperti in merito ai temi sensibili alla transizione

analisi degli indicatori di resilienza del contesto locale (% di alimenti coltivati e prodotti; quntità di valuta circolante; numero di imprese attive sul territorio; % energia prodotta localmente; quantità di beni essenziali prodotti localmente; quantità di materiali da costruzione riciclabili e rifiuti compostabili; ecc)

Più concretamente, le comunità che intraprendono un percorso di transizione si pongono l'obiettivo di raggiungere la piena autosufficienza energetica attraverso lo sfruttamento delle fonti energetiche pulite e rinnovabili (solare termico e fotovoltaico); l'autonomia produttiva agricola (con l'allestimento di orti e coltivazioni proprie, che utilizzino tecniche rispettose dell'ambiente e sostenibili); l'abbandono della cultura della società di consumo a favore di uno stile di vita maggiormente prudente e responsabile, caratterizzato dalla propensione al riutilizzo e alla riparazione, (officine di riparazione, mercati del riuso, ecc).

Molte comunità si sono inoltre organizzate in Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.) al fine, non solo di risparmiare, ma anche per avere la certezza che i prodotti consumati provengano eslusivamente da imprese che si avvalgono di sistemi di produzione sostenibili e rispettosi dell'ambiente.

Alcune comunità, come quella di Totnes, si sono dotate di una propria moneta locale complementare (Totnes pound) per i loro scambi.

Nel mondo le comunità che hanno deciso di intraprendere quest'esperienza sono centinaia, sparse nei cinque continenti.

In Italia sono circa una ventina, ma diverse sono quelle che stanno pensando di fare lo stesso.

La capofila della transizione italiana è la comunità di Monteveglio in Emilia Romagna, attiva ormai da diversi anni.

RIFERIMENTI

http://www.terranauta.it/a424/citta_in_transizione/la_transizione_e_cominciata_puoi_cavalcarla_o_subirla.html

http://transitionitalia.wordpress.com/cose-la-transizione-2/iniziative-di-transizione/