Quando si parla di Finanza etica o di Economia solidale, è abbastanza facile abbinarla con il mondo del sociale, con realtà collettive che si occupano di disagio, educativa, inserimento lavorativo. Oppure con il mondo delle botteghe del Commercio Equo Solidale. Più raro è metterla in relazione con gli ambiti artistici, di vario tipo. Anch’essi a buon diritto agenti del sociale, del culturale, dell’aggregativo.
Ecco allora una breve sintesi di quanto MAG4 è stata “musicale” nella sua storia.
Il primo finanziamento legato ad attività musicali è del 1995.
In quasi trent'anni i prestiti legati alla musica sono stati di un milione circa di euro. Ventiquattro le realtà finanziate, tra queste anche nomi conosciuti del panorama piemontese, tanto per citarne alcuni: Aldobaraldo, Hiroshima Mon Amour, Orchestra filarmonica italiana , Radio Black out, Cinemania & co., Molo di Lilith, Camerata strumentale Casella, Casa montagna, Opificio musicale, Sardanapalo ...
Le attività sono le più svariate: attività concertistiche, discografiche e video, corsi di musica, gestione di un portale web di musica indipendente, gestione sale prove, gestione di circoli con concerti e musica dal vivo, assistenza a disabili mediante musicoterapia ...
I finanziamenti erogati da MAG4 sono serviti per l'acquisto di impianti sonori, il potenziamento dell'amplificazione e delle luci delle sale spettacoli, la realizzazione di CD, la promozione, l'anticipo di liquidità per ritardi di pagamento di contributi pubblici e per organizzazione eventi, la ristrutturazione, la messa a norma e l'arredamento delle sedi.
Nei decenni solo qualche volta sono arrivate risorse sotto forma di libretti di prestito sociale dai musicanti e da compagnie teatrali. Risorse utilizzate per finanziare altri soggetti, con l’obiettivo di creare un circuito finanziario più equo e rispettoso.
Ma sul versante del risparmio, invece, è parecchio confermata la vulgata comune che vuole siano poco abbinabili musica e soldi nella stessa frase, se non a livelli di divismo.
Anche per questo è importante sostenere e finanziare chi fa musica.
Magari ispirandosi a loro.
Magari prendendo spunto dai jazzisti, come consiglia Jason Nardi, presidente di RIES (Rete Italiana Economia Solidale):
“Siamo forse un milione, sparsi un po’ ovunque in tutta Italia, con migliaia di iniziative, organizzazioni, imprese e comunità solidali. Creativi, resistenti, resilienti, mutualisti, cooperativi, utopisti, pratici, trasformativi e spesso (ri)belli. Ma facciamo fatica a metterci in rete e ad avere una visione comune: per farlo dovremmo ascoltarci di più e, grazie all’intelligenza collettiva, provare a fare sempre più jazz.”
“Creare nuova occupazione e socialità reagendo in modo collettivo e vitale alle sfide delle crisi in corso e a quelle del futuro. Certo, non ci occorre uno spartito scritto, un modello unico dove tutti suonano all'unisono seguendo la bacchetta del direttore d'orchestra. Dobbiamo invece arrivare a fare jazz (e divertirci facendolo), con una base comune e un senso del ritmo, che si acquisisce con molta pratica insieme, ognuno con gli strumenti che preferisce e accogliendo le dissonanze. Questo è il mutualismo che vogliamo!”