Ci pensa la Banca d'Italia a bloccare la fulgida crescita delle ormai otto Mag italiane: la rivoluzione legislativa che si concluderà nel 1997 comincia ad imporre un miliardo di capitale sociale minimo per poter effettuare finanziamenti (L. 197 del 5/7/91, "Antiriciclaggio").
Il termine ultimo di adeguamento del luglio 93 vede la MAG4 con meno di 100 milioni di capitale sociale, anche se con 2 miliardi in libretti di deposito (al 99% di persone fisiche).
Nessuna pressione sui vertici legislativi ha avuto effetto e solo la CTM-MAG è riuscita a raggiungere in tempo la mitica soglia di capitalizzazione. Bloccata la possibilità di effettuare nuovi finanziamenti, nel novembre di quell'anno insieme alla campagna di capitalizzazione parte un primo grande sondaggio tra i soci che risulta favorevole ad una "fusione per incorporazione" con la sorella ricca di Padova, piuttosto che ad una speranzosa ipotesi autonomista. Tale sondaggio fu seguito da ben 7 affollate assemblee locali in tutta la regione che sostanzialmente confermarono l'orientamento.


Un Consiglio diviso ne prende atto e prepara la fusione con tre mesi di appassionati confronti politici e tecnici con la CTM-MAG ma è tutto inutile: una delibera del CICR (Comitato Interministeriale per Credito e il Risparmio) del marzo 94 annuncia il prossimo divieto per tutte le cooperative finanziarie di raccogliere prestito sociale, fino a quel momento considerata l'unica vera fonte di raccolta, a meno di ipotesi - per il momento nebulose - di strutture consortili o para/consortili.
Sembra la fine del sogno: anche se si raggiungesse il miliardo di capitale sociale lavorare solo con esso e abbandonare i depositi (come faranno MAG2 e MAG6) appare a tutti castrante; le alternative "bancarie" sembrano irraggiungibili e lontane se non unendo le forze e lavorando sodo, come si fece, per la nascente struttura che porterà 6 anni dopo, alla nascita della Banca Etica.
Nonostante tutto comunque non si gettò la spugna e si trasformò il "fidanzamento" con CTM-MAG, con la quale diventava inutile fondersi, in un "accordo-ponte" molto particolare: MAG4 depositò 600 milioni dei propri depositi presso la struttura di Padova, la quale li restituì immediatamente sotto forma di capitale sociale, con la promessa di riaverlo indietro - azzerando la partita - entro l'anno, grazie ad una capitalizzazione effettuata tra i soci già presenti ed allargando anche la base sociale a nuovi risparmiatori.
Questo "passaggio" permetteva l'adeguamento alla nuova normativa, consentendo così a MAG4 di riprendere la possibilità di effettuare finanziamenti. Nell'assemblea di bilancio di quel 1994, ad aprile, l'affollata platea ratificava la nuova prospettiva e il rilancio della capitalizzazione. Poche settimane dopo si ricominciava a finanziare: l'Ufficio Italiano Cambi ci aveva iscritto nell'apposito albo, grazie ai "nostri" 1018 milioni di capitale.
A fine anno i soci nuovi e vecchi che hanno aderito ai reiterati appelli sono più di 500, e la MAG4 riesce a restituire ai padovani l'ultima tranche della "partita di giro", risolvendo così con soddisfazione un primo problema e inaugurando modalità operative e di contatto con la base sociale che da allora sono rimaste "pietre miliari" della nostra organizzazione: la remunerazione del capitale sociale sulla base dell'inflazione e il bollettino periodico interno MAGazine.
Nel dicembre 1994 la Banca d'Italia, con un'ulteriore normativa "natalizia" provvede subito a raffreddare gli animi, chiarendo che entro 3 anni (fine 1997) il blocco della raccolta diviene inevitabile, ed in questo periodo non solo non si possono più aprire nuovi libretti ma quelli presenti vanno progressivamente estinti.