Per fare di un quartiere un territorio, cioè in un luogo nel quale in tanti si muovono ogni giorno per trasformarlo dal basso e per ricomporre le relazioni sociali, servono tempo, creatività e molta autonomia. Quelli di MAG4, un migliaio di soci tra singoli e organizzazioni sociali, hanno scelto di occuparsi dei territori di Torino e del Piemonte con la finanza critica.

L’obiettivo è ambizioso: creare un circuito del denaro alternativo a quello bancario e a Km 0, in cui anche chi non ha garanzie può essere finanziato con il forte coinvolgimento della comunità territoriale. Da quel circuito piccolo ma privilegiato, raccontano di una Torino disorientata e in affanno, anche quella dell’economia solidale, in cui non mancano pezzi di società in movimento, da Fridays for future a diversi comitati di quartiere. La città, dicono, ha bisogno di riprendere fiato e ritrovare una forte dimensione di cooperazione dal basso. Da https://comune-info.net/scuole-aperte/il-denaro-del-territorio/

Le esperienze di economia solidale e di finanza critica locali hanno cercato, fin dalla loro nascita, di diffondere contenuti di cooperazione, solidarietà, impegno, conoscenza del territorio, rispetto dell’ambiente e dell’essere umano. Sul territorio torinese la declinazione di questi principi ha condotto alla nascita di movimenti e di realtà variegate: la rete di GasTorino (gruppi di acquisto solidale), le Società di Mutuo Soccorso, la cooperativa MAG4 (Mutua Autogestione) fino ad arrivare all’esperienza di Banca Etica e ad altre esperienze di microcredito locale, accanto alle cooperative e associazioni nate proprio per creare relazioni tra aderenti e per mettere a servizio le proprie attività per la collettività.

Col passare del tempo si sono tessute reti di collaborazione, che hanno raggiunto l’apice di attività locale tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila. La forza di queste esperienze tuttavia è venuta meno quando alcuni grandi eventi (i giorni tragici del G8 di Genova, la sensazione di insicurezza generata dalle crisi mediorientali e dalla paura del terrorismo, la grande crisi economica del 2008) hanno portato al ripiego delle energie verso l’interno di ciascuna singola realtà. Nonostante si sia continuato negli anni a promuovere i contenuti e gli intenti originari, l’attuale periodo storico fa registrare un momento critico e di affaticamento.

Di contro, fortunatamente, sulla scena attuale si stanno affacciando nuovi collettivi e gruppi giovani, quali ad esempio, Friday for future, svariati comitati di quartiere, la rete della spesa SOSpesa, con cui talvolta le realtà più “storiche” fanno fatica a entrare in relazione, vuoi per differenza di età, vuoi per diversi canali comunicativi.

Economia solidale e finanza critica si nutrono con esperienze ed errori

Oltre a ciò, la limpidezza del messaggio di rottura rispetto all’economia e alla finanza speculativa, è diventato linguaggio corrente per campagne di “green-ethical-pink washing” che con il mondo della solidarietà hanno ben poco da spartire. Da quando i grandi gruppi bancari hanno iniziato a utilizzare i termini propri delle realtà ad essi alternative, è diventato più difficile far capire la differenza reale che c’è ad esempio tra chi ha sempre promosso l’agricoltura naturale a km0 e la solidarietà tra cittadini consumatori e produttori, e chi sopra ne fa una gran pubblicità forti degli enormi budget da spendere in comunicazione.

A questo bisogna aggiungere che, normalmente, partecipare a una rete di economia alternativa o di finanza etica occupa tempo e richiede fatica, perché niente è precostruito, si procede per tentativi, esperienze ed errori: il prodotto green&local all’ultimo grido richiede solo di essere acquistato e consumato, appagando una sorta di bisogno etico più superficiale, talvolta in concorrenza (sleale?) con percorsi di più lunga tradizione, più approfonditi e complessi, e spesso meno conosciuti.

Sicuramente su questo piano è necessario anche un attenta autoanalisi da parte delle realtà che in questo mondo alternativo si muovono: se non si riesce ad essere più attrattivi come in passato, è anche nostra la responsabilità di non essere riusciti a spiegare abbastanza bene le differenze, i percorsi di critica al sistema attuale, e di non tenere il passo con un mondo, quello della comunicazione, da cui ormai tutto passa e che evolve velocissimo.

La MAG4 è una cooperativa che, come accennato inizialmente, si occupa di finanza etica dal 1987. Nata sulla scorta delle casse rurali si fonda sul medesimo meccanismo di mutualismo e reciprocità (da qui Mutua Autogestione), dedicato però maggiormente alle realtà collettive. Dalla raccolta di capitale sociale, nasce la possibilità di finanziare progetti di realtà collettive socie, favorendo la circolazione virtuosa del denaro.

Il denaro come se la gente contasse qualcosa

Nuovi materiali promozionali: volantino per le realtà collettive fronteNuovi materiali promozionali: volantino per le realtà collettive retro

Uno degli slogan usati nel tempo indica bene il percorso di riflessione intrapreso dalla base sociale: il denaro come se la gente contasse qualcosa. In sintesi, il tema della sostenibilità del denaro e del prestito.

Nella pratica, l’obiettivo di base è la creazione un circuito del denaro alternativo a quello bancario e realmente a chilometro zero, nel quale anche chi non ha garanzie reali (beni) da portare a fideiussione possa essere finanziato, nel momento in cui abbia un progetto sostenibile e lo metta in pratica in maniera collettiva (cooperative, associazioni, imprese sociali).

Tutto questo viene portato avanti in maniera autogestita: chiunque abbia voglia di mettersi in gioco e di capire meglio i meccanismi, a volte complessi, che ci sono nella gestione di una realtà che si occupa di denaro – e che lo deve fare a norma di legge – è benvenuto all’interno della base sociale che conta attualmente un migliaio di soci, tra realtà collettive e persone fisiche.

I soci finanziatori sono persone comuni e attente che vivono nel Nord-Ovest, dove operano le stesse realtà finanziate. Questa scelta consente una miglior conoscenza reciproca e l’utilizzo delle risorse proprie del territorio. Conoscere bene le realtà finanziate, condividerne i principi fondanti, rende impossibile e quasi superfluo definirsi “green o social”: la vera finanza etica lo è per definizione.

Anche la MAG4 tuttavia paga lo scotto imposto dalla complessità dell’attuale scenario sociale, politico ed economico: siamo di fronte ad un mancato ricambio generazionale, nonostante la vivacità del territorio torinese, e in generale a una lieve riduzione del numero dei soci attivi. Pur tuttavia restiamo più che mai convinti, a maggior ragione in questo periodo, di quanto sia fondamentale diffondere i valori alla base della finanza etica e in questa direzione stiamo cercando di andare, organizzando incontri aperti a tutti sui temi a noi cari: autogestione, partecipazione e consapevolezza delle conseguenze delle nostre azioni quotidiane.

È infatti fondamentale capire davvero la differenza tra chi, con i soldi dei propri soci, finanzia l’economia reale, le piccole associazione sportive sotto casa, la bottega di vicinato, il forno di quartiere, e chi sottrae risorse ai territori. Tra chi davvero tutela l’ambiente, e chi si dà una pennellata di green ma poi finanzia per lo più combustibili fossili, fracking, grandi opere dannose.

Torino ha bisogno di riprendere fiato

La città di Torino e il territorio torinese hanno bisogno di riprendere fiato e ritrovare quella dimensione di cooperazione dal basso nella quale ci sia uno sguardo anche politico, basato su una visione condivisa fondata su valori riconosciuti fondanti e imprescindibili. Numerose sono le realtà che, parlando della più immediata contingenza temporale, stanno affrontando molte difficoltà a sopravvivere in tempi di pandemia. Tanto più sono gravi le difficoltà tanto più si sta cercando, faticosamente e silenziosamente, di recuperare il valore delle reti.

La ricetta per rilanciare la sfida intorno a un’economia e una finanza non distruttive resta infatti la medesima: costruire relazioni tra soci basate sulla fiducia e porre al centro dell’attenzione non il profitto in quanto tale, ma ciascun essere umano con il proprio e unico (permettendoci il gioco di parole) “patrimonio” di progettualità, sogni, vocazioni. Questo è ciò che distingue da sempre l’operato di MAG4 da altre realtà che hanno sfruttato l’aggettivo etico principalmente per arricchire un claim commerciale o il portfolio clienti. Non è sempre facile, pertanto non stupisce vedere che gli spin-off etici di taluni blasonati protagonisti della scena bancaria italiana alla lunga abbiano chiuso i battenti.

Praticare e promuovere la sinergia, stimolare la partecipazione e la coscienza critica intorno al tema del denaro e della finanzia richiede tempo. Rispondere alle richieste con animo comprensivo ed empatico, chiedere conto delle difficoltà in cui versano le realtà finanziate comporta fatica (e pazienza, tanta, da ambo le parti).

Questa è la MAG4 e questi sono i valori in cui crediamo e che da sempre alimentano la convinzione di quanto sia importante, oggi più che mai, svelare quanto il re sia drammaticamente nudo, per procedere insieme sulla strada già esistente ma ancora troppo poco battuta dell’alternativa finanziaria.

Si può ancora pensare al denaro “come se la gente contasse qualcosa”: serve unire le forze e le creatività.

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