Elemento caratterizzante della finanza islamica è il suo esplicito richiamo ai precetti della shariah (legge religiosa islamica) che vieta:
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ribà (pagamento di interessi fissi su fondi prestati)
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gharir (pratiche economiche che implicano irragionevole incertezza)
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maysir (la speculazione)
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haram (i comportamenti proibiti dal Corano)
Da questi precetti religiosi si possono dedurre dei principi fondamentali che deve seguire la finanza islamica.
Innanzitutto ci deve essere un legame tra transazione finanziaria e attività economica reale. Gli investimenti devo essere socialmente responsabili, bisogna assicurasi che i propri soldi siano utilizzati per scopi etici con il divieto di investire in attività economiche proibite dal Corano (come ad esempio droghe, armi, alcol, pornografia, gioco d'azzardo).
In secondo luogo non ci può essere guadagno senza assunzione di rischi (l'interesse risk-free è considerato usura, indipendentemente dall'entità dell'interesse applicato). Il prestito è consentito solo se la remunerazione è legata ai risultati dell'impiego del capitale, che non posso essere prefigurati ex ante. Da qui deriva il principio del “profit and loss sharing”(PLS), cioè la compartecipazione ai profitti e alle perdite generati dai propri investimenti che rende lecita la remunerazione dei capitali.
Banca Islamica
Il sistema bancario islamico costituisce un’alternativa al sistema bancario convenzionale basato sul concetto di interesse. Operare secondo i precetti della Sharia aiuta il raggiungimento degli obiettivi socio-economici della società islamica.
Come particolarità per i finanziamenti e per la raccolta di risparmio da remunerare, le banche adottano prevalentemente il principio del “Mudaraba”, basato sul concetto di compartecipazione sulla fiducia, come base per i rapporti tra loro e l’investitore o il cliente depositante. Secondo questo principio, le banche non hanno la facoltà legale di restituire la somma investita in caso di perdita a meno che non sia acclarato un comportamento negligente della banca o che comunque abbia violato i termini degli accordi di “Mudaraba”. D’altra parte, quando la banca fornisce il capitale all’investitore sulle basi di un contratto di “Mudaraba”, essa non può richiedere la restituzione del capitale se vi è una perdita nel corso dell’investimento a meno che da parte dell’imprenditore non vi sia stato un comportamento scorretto o abbia violato i termine dell’accordo di “Mudaraba”. In entrambi i casi, chi ha fornito il capitale affronta il rischio di una possibile perdita del suo investimento.
Esistono poi altre forme di finanziamento di natura non partecipativa e non PLS che, secondo i giuristi islamici, dovrebbero rappresentare solo delle eccezioni, ma che nella realtà assorbono una quota maggioritaria del bilancio delle istituzioni finanziarie islamiche (70-80% dell'attivo bancario).
L'industria finanziaria islamica oggi
Sebbene la finanza islamica rappresenti,ad oggi, solo l'1 per cento dell'industria finanziaria globale, dall'inizio del decennio e fino allo scoppio della crisi essa è cresciuta a ritmi molto sostenuti ed ha assunto un ruolo di primaria importanza in alcuni paesi, espandendosi dal Medio Oriente al Sud est asiatico all'Europa, con l'emergere di diverse piazze potenziali di finanza islamica (Baherein, Dubai, Kuala, Lumpur, Londra). Nel 2007 si concentrava in Iran circa il 30 per cento dell'industria finanziaria islamica, seguita da Arabia saudita (14 per cento) e Malaysia (13 per cento).
Fra i principali gruppi di diritto islamico possiamo ricordare: Dallah Albaraka Group (Arabia Saudita), Dar al Maal al Islami Trust (Arabia Saudita), Alrahj Group (Arabia Saudita) The Islamic Investor (Kuwait). L'UaB, Unione della banche Arabe, è la maggiore organizzazione degli istituti di credito di diritto islamico.
Per quanto riguarda la crisi economico-finanziaria globale, questa si è ripercossa inevitabilmente sulla finanza islamica, ma con modalità e tempi differenti.
Nella prima fase della crisi, quella più di carattere finanziario, le istituzioni islamiche che avevano adottato un approccio in linea con i principi di base sono rimaste sostanzialmente immuni. Nel 2008-09 il totale dell'attivo delle 500 principali banche islamiche ha continuato a crescere a ritmi sostenuti, sottolineando i vantaggi di un sistema basato sul profit and loss sharing, per il minor ricorso alla leva finanziaria, il forte legame con l'attività economica reale ed il suo fondamento che si sviluppa sull'etica del corano.
Con l'estendersi della crisi al settore reale, le ripercussioni sono divenute più evidenti e in molti casi si sono generate forti perdite per le banche, dovute all'incapacità delle imprese finanziate di generare i ritorni attesi.
RIFERIMENTI
Finanza islamica e sistemi finanziari convenzionali (Banca d'Italia, Questioni di Economia e Finanza (Occasional Papers), n.73) https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2010-0073/index.html
Finanza islamica http://www.altalex.com/documents/news/2005/07/21/finanza-islamica
Islam: un’altra idea di sviluppo, welfare e solidarietà sociale https://ytali.com/2017/06/06/islam-unaltra-idea-di-sviluppo-welfare-e-solidarieta-sociale/